Arriva sul mercato Yolo, startup che offre polizze small e di breve durata. È questo il modello delle nascenti imprese del settore insurtech in Italia
L’istituto di ricerche inglese Juniper calcola che la trasformazione tecnologica delle assicurazioni genererà guadagni per 235 miliardi di dollari nel mondo tra il 2016 e il 2020. L’Italia è ancora fuori dai valzer dei grandi investimenti. Anche perché, a differenza di altri mercati europei, è un Paese in cui si spende meno in assicurazioni. Dati dell’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici (Ania) evidenziano che in Italia il rapporto tra premi assicurativi, esclusi quelli auto, e prodotto interno lordo è dello 0.9%, contro l’8% dell’Olanda, il 2% della Spagna e il 2,5% della Germania.
E aggiunge: “Nella mobilità urbana dobbiamo pensare all’aumento dei servizi di noleggio di auto o bici. Nel caso del car sharing, le polizze non coprono tutti i servizi. C’è la rca auto ma non l’infortunio al conducente”.
E ricerche di Deloitte, Bain e Pricewaterhouse Coopers evidenziano che il 40,5% dei consumatori ritiene che le assicurazioni non coprano i suoi bisogni e l’85,6% delle polizze è venduto ancora in modo tradizionale. E le imprese del settore stanno investendo ancora poco in tecnologia, in quel segmento definito insurtech.
Le startup del settore stanno crescendo anche in Italia.
L’ultima a presentarsi al mercato è stata Yolo. Yolo punta ad agganciare i clienti attraverso la vendita di micro-polizze, anche della durata di un giorno. Le coperture riguardano attività di sport, mobilità urbana, lavori casalinghi, viaggi e prodotti di consumo. Ad esempio, uno sciatore potrebbe comprare una polizza per assicurarsi durante la gita della domenica. “Questo settore vale già oggi in Italia 40 milioni di euro all’anno”, spiega uno dei cofondatori, Simone Ranucci Brandimarte.
a società venderà polizze con il suo marchio, ma gestite da altri. Di fatto, funzionerà come un supermercato con i prodotti a marchio privato: li vende con la sua etichetta, ma dietro le quinte ci sono società di assicurazioni più strutturate. La startup collabora con la statunitense Chubb, che offre le polizze, e con Mansutti, ma Brandimarte conta “di annunciare altri 4-5 accordi entro Natale”.
Articolo ripreso da “WIRED.IT” scritto da Luca Zorloni
Il piano industriale di Yolo prevede per i primi tre anni un valore medio delle polizze intorno ai 10 euro. Superata questa fase, i fondatori contano di aumentare il taglio medio a 45 euro, puntando alla sottoscrizione di più offerte.
“Investiremo 6 milioni di euro in dodici mesi per consolidare il mercato italiano. Consideriamo di arrivare a breakeven entro due anni e mezzo”, osserva Brandimarte. In prospettiva Yolo allargherà i suoi affari ad altri 3-4 Paesi europei. L’azienda conta di guadagnare sulle commissioni dei prodotti. “Si aggirano intorno al 25%-30%”, precisa il manager, anche sei i prezzi di Yolo saranno più bassi del 30% rispetto alle formule più tradizionali. Il cliente tipo, però, non è il Millennial a caccia del prezzo stracciato, quanto la generazione più anziana “che ha più denaro ma si comporta come loro”, precisa.
Il meccanismo della micro-polizza funziona se il cliente incappa nella copertura quando gli serve. Nel caso dei trasporti, ad esempio, prima di noleggiare il car sharing. In coincidenza della settimana bianca per lo sciatore. In negozio quando si acquista il nuovo smartphone da proteggere. Per questo nella strategia di Yolo i dati dei clienti e la loro interpretazionehanno un ruolo tattico. Occorre risalire a dove si trova l’utente, che spesa fa, quali sono i suoi hobby. “Oggi non acquistiamo dati dai social network ma in previsione lo faremo”, precisa . Il secondo elemento di rilievo è la rete distributiva. In questo caso i vertici hanno negoziazioni in corso con gli operatori della mobilità e le catene di distribuzione per sponsorizzare le assicurazioni quando si acquista un prodotto o un servizio.
Yolo non è la prima startup a proporre micropolizze su richiesta. A settembre Neosurance, che lavora nello stesso campo, ha annunciato un aumento di capitale da 700mila euro. Con questo round la startup, specializzata nell’applicazione dell’intelligenza artificiale alle assicurazioni, ha raggiunto una raccolta da 1,7 milioni di euro. Lo scorso febbraio si è alleata con il gruppo Axa. La società spedisce direttamente sullo smartphone del cliente un’offerta istantanea per coprire i bisogni individuati attraverso la raccolta di dati. “Atterri a New York e in pochi clic puoi acquistare una protezione per il numero di giorni e di persone che vuoi”, spiega l’amministratore delegato, Dario Melpignano.
A luglio Mind the bridge ha organizzato un incontro a San Francisco sul rapporto tra assicurazioni e auto. “Contrariamente a quanto siamo abituati a leggere, l’Italia proprio nel settore automotive e insuretch si mostra 5-6 anni in avanti rispetto agli altri paesi, con circa 6 milioni di connected car su cui sono installate le black box”, spiega l’ad di Mind the bridge, Marco Marinucci. Davanti agli investitori statunitensi ha presentato i suoi progetti Air, startup italiana che vende assicurazioni per la guida, integrando le informazioni che raccoglie dal comportamento al volante, dalla posizione del veicoli e da situazioni inaspettate.
Per Juniper il prossimo settore di sviluppo per l’insurtech è la casa intelligente. Le assicurazioni per proteggersi dai danni di elettrodomestici smart e violazioni alla sicurezza informatica già oggi valgono 60 milioni di dollari, ed entro il 2022 supereranno quota 86 milioni.
Articolo ripreso da WIRED.IT scritto da Luca Zorloni